martedì 13 giugno 2006

Come funziona l'intelligenza umana?

Le grandi rivoluzioni tecnologiche sono basate su idee ed invenzioni che all'inizio fanno magari scalpore, ma non hanno impieghi così grandi. La prima macchina a vapore serviva solo a pompare l'acqua fuori dalle miniere di carbone. Il movimento del motore era solo alternativo, stantuffo su, stantuffo giù. Solo 16 anni dopo un dipendente di James Watt, il sig Murdock inventò la ruota planetaria che permise di applicare il vapore a tutta l'industria guidandone il boom in tutto il mondo.
La radio di Marconi era così pesante che poteva essere installata solo sulle navi e quello che trasmetteva erano le scariche di una scintilla.
Bisogna aspettare 15 anni, De Forest con la valvola Audion per trasmettere la musica e per costruire delle radio di misura plausibile.
Il primo computer a valvole avrebbe dovuto decodificare i messaggi segreti dei tedeschi, ma fu pronto solo a guerra finita.
La prossima grande rivoluzione potrebbe venire da un'idea che a prima vista non ha nulla a che vedere con il progresso tecnologico.
Come funziona l'intelligenza umana?
Migliaia di neurologi nel corso degli ultimi due secoli hanno studiato il cervello. Abbiamo migliaia di studi su tantissime funzioni, ma non avevamo nessuna teoria generale condivisa del suo funzionamento.
E' luogo comune che noi ne usiamo solo una piccola parte.
Falso. Lo usiamo tutto, eccome.
I cibernetici moderni del MIT ci hanno illuso per anni che l'Intelligenza Artificiale (AI) fosse solo ad un passo nel futuro. Si basavano sull'errato principio che una spropositata potenza delle macchine potesse mimare il sistema efficiente di cui la Natura ci ha dotato.
La trovata su cui i venditori di software e di hardware si sono appoggiati negli ultimi 10 anni "le scatole neuronali" erano un'altra bufala colossale.
Chi sta facendo luce in questo dominio è Jeff Hawkins il padre del Palm, il primo rivoluzionario computer da mano. Da sempre studioso dell'interfaccia uomo macchina, nel suo nuovo istituto di ricerca neurologica di Redwood sta gettando le nuove fondamenta sul funzionamento della mente umana.
Noi agiamo basandoci su di un meccanismo di eccitazione dei neuroni nei nostri sei strati di corteccia cerebrale.
Apprendimento, memoria e predizione.
Quando ci troviamo in una situazione nuova (cioè non presente nella memoria) con un dispendio di energia, immagazziniamo la struttura di quello che è successo. Impariamo.
Quando una situazione è si è già presentata o è simile, ricorriamo alla memoria e predisponiamo i sensi ed i muscoli a reagire prevedendo quello che sta succedendo.
Faccio un esempio. Se tirate una palla ad un bambino piccolo, sicuramente la palla cade a terra. Il suo cervello non ha ancora imparato a coordinare i muscoli per prenderla al volo. Se tirate la palla a un ragazzino, la sua memoria automaticamente comanderà le braccia, che in una frazione di secondo saranno pronte alla fine della traiettoria random che voi avete deciso. E' impossibile per un computer basato sulle conoscenze attuali.
Noi immagazziniamo nella corteccia cerebrale il mondo che ci circonda ricreandolo nella nostra mente. Ricordiamo le strutture spaziali e temporali, i pattern. Riconosciamo un motivo musicale eseguito con qualsiasi strumento e in qualsiasi ottava, lo riconosciamo anche se fischiettato da uno stonato. Cosa cambierà questo? Cambierà il modo di progettare i computer (http://www.numenta.com), computer che impareranno a guidare, macchine che raccoglieranno i pomodori maturi, macchine che impareranno a fare i nostri lavori, specialistici, scomodi, noiosi e pericolosi.
Se vi interessa approfondire cominciate a leggetevi "On Intelligence" (per ora è solo inglese).

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Marcello

tempo fa mi è capitato di preparare e tenere un intervento ad un seminario. Lo scopo era naturalmente di promuovere e vendere qualcosa ma l'argomento invece fu da me scelto per interagire con i partecipanti in quanto persone piuttosto che professionisti con un ruolo aziendale. Il tema erano gli effetti culturali della tecnologia che ormai ha invaso la nostra vita.

Molti dei punti di vista da te espressi erano contenuti nella mia presentazione ed io pur, amando la tecnologia, sostenni la necessità di riempire di 'high touch' tutto ciò che è 'high tech' per non perdere di vista la specificità che ci rende umani ed evitare i rischi a cui la tecnologia ci stà portando. Siamo sempre più collegati ma anche sempre più soli, in molti ormai ragioniamo in termini di fastweb, adsl, palmtops ecc. ma sappiamo sempre meno di cosa faccia funzionare questi marchingegni, pensiamo di essere sempre più informati perchè siamo tutti dei Neuromancers ma in realtà siamo costantemente immersi e contagiati dalla manipolazione ( anche sematica ) della realtà. E potrei continuare.

Io sono un estimatore di Pierre Levy, di De Kerckove e Rheingold e mi piace pensare all'avvento dell'intelligenza collettiva o connettiva, ma mi chiedo anche se anche ciò non è un altro passo verso la distruzione delle differenze e verso una nuova notte nella quale 'tutte le mucche sono nere'.

I temi da te trattati sono oggetto di molte delle mie riflessioni sul progetto Complexlab da me realizzato.

Invito te e chi ti legge a farci un giro: Complexlab

Ciao
Carlo M.

Anonimo ha detto...

Tema peraltro interessantissimo, quello sul funzionamento dell'intelligenza umana, perchè offre molti spunti di ricerca per la progettazione di tutti quei sistemi o apparati che prevedano un uso complesso dell'apprendimento umano in condizioni non proprio agevoli. A partire dal settore aerospaziale fino alla navigazione web attraverso il proprio telefono mobile.
Pubblicai un intevento sul funzionamento della memoria nell'apprendimento da interfacce grafiche (GUI).
In dettaglio su:
www.iktomala.com/usability

Anonimo ha detto...

Secondo me, le facoltà che rientrano nell’ambito specifico dell’intelligenza sono:

1. Rapidità in ogni attività mentale senza perdite di qualsiasi genere in efficienza o in efficacia dei risultati
2. Versatilità
3. Capacità di attenzione
4. Capacità di “tenere a mente” le cose (grande memoria di breve termine - memoria "di lavoro" -, buon utilizzo della stessa)
5. Capacità di ritenzione delle informazioni
6. Capacità di ricavare la più grande quantità possibile di informazioni corrette da ogni singolo stimolo o insieme di stimoli provenienti dal mondo esterno e/o dalla propria mente, emotività ecc.
7. Capacità di individuare collegamenti e differenze tra le cose aldilà della loro dimensione ontologica e temporale, e di rilevare i contrasti
8. Capacità di richiamo corretto delle informazioni desiderate, e richiamo continuo e corretto delle informazioni correlate alle cose, corredato da un continuo raffronto con le informazioni ottenute recentemente
9. Capacità di utilizzare le proprie informazioni in maniera tale da ricavarne sempre le strategie migliori per il soddisfacimento degli scopi
10. Capacità di inventare correttamente strategie nuove al fine di ottenere le risoluzioni dei problemi o al fine di migliorare il soddisfacimento degli scopi
11. Capacità di creare nuove idee che siano all’effettivo produttive/costruttive/migliorative
12. Capacità di improvvisazione
13. Capacità di ragionare correttamente

Un individuo è più intelligente di un altro se dimostra una maggiore propensione in una o più (meglio se in tutte) di queste abilità. “Versatilità” è un’abilità chiave: ci dice che un individuo è tanto più intelligente quanti più sono gli ambiti in cui riesce ad avere grandi risultati con le altre abilità. Con la parola “migliore” si vuole intendere anche “secondo l’opinione del soggetto che sta esercitando le abilità”, le parole “costruttivo” e “produttivo” si riferiscono ad un punto di vista oggettivo mentre la parola “corretto” si riferisce ad un punto di vista oggettivo e verificabile intersoggettivamente.

Come esempio di “capacità di attenzione” quale io voglio intenderla, vale non solo una cosa banale come il rendersi conto di tutto ciò che si trova nel proprio campo visivo cogliendone i dettagli, ma anche, per esempio, l’avere uno sguardo d’insieme di una data situazione e rendersi conto, magari, che essa si è già presentata o quasi, o il cogliere la stranezza nascosta di una parola o di una frase in un dato contesto e/o in un dato testo. Insomma, mi riferisco a tutte quelle situazioni in cui si possa parlare di applicazione dell'"attenzione".

Nella sequela di facoltà che ho esposto c’è in effetti una certa ridondanza; ad esempio, nel punto 10 il “correttamente” implicherà sempre un qualche tipo di utilizzo di una qualche informazione (magari una che solitamente si dà talmente per scontato che non la consideriamo neppure), quindi alla fine quel punto si riduce a quello precedente, “capacità di utilizzare…”. L'elencazione come l’ho fatta la lascio tuttavia così per essere più chiaro possibile.

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