sabato 31 marzo 2007

Shangai

Shangai, sabato grigio. L’inquinamento oggi è alto, ma gli amministratori della città stanno già agendo – 25% in due anni. Le industrie inquinanti sono state rimodernate e spostate lontano. Le vecchie auto stanno per essere sostituite e le nuove policy sembrano più californiane che mai. Sono qui a lavorare/divertirmi per due settimane.
Non sono qui come tanti a cercare di produrre qualcosa a meno prezzo.
Non sono qui a vendere le nostre preziose mercanzie ai nuovi ricchi emergenti cinesi.
Sono qui sulla frontiera a vedere che aria tira. Vorrei provare a vedere se con la nostra creatività lombarda e napoletana possiamo vendere ancora qualcosa a questo miliardo e mezzo di esseri umani. Con alcuni soci sto cercando di esportare un po’ di Italianità in questo paese. Sto cercando connessioni. Connessioni con il passato e connessioni col futuro. Connessioni tra la gente in una città dai contrasti infiniti. Cerco di vedere se per gli italiani, che si sono accorti della Cina solo per protestare con 10 anni di ritardo sulla caduta delle barriere doganali, siano rimasti spazi possibili da riempire. Per la pizza abbiamo già perso la battaglia da molti anni. Oggi di fronte a Pizza Hut in Nanjin Road c’era una coda di mezzo isolato. I ristoranti Italiani sono troppo costosi (sono per gli expat). Qui si mangia MOLTO BENE in tutte le lingue con tovaglia e bicchieri per 7 euro. La birra ottima (ricette tedesche) costa 1 euro per la bottiglia grande, gelata seduti al bar. Se si rinuncia a tovaglia e ci si siede sugli sgabelli, anche in centro si mangia BENE, con mezzo euro. Ci sono più formaggi belgi, inglesi e tedeschi (la maggioranza sono francesi) che italiani. Guardate la foto dei formaggi al “fresh food” venerdì, l’unico con la bandierina italiana è il Gruyere (peraltro svizzero). Ci sono campi in cui i soliti, pochi, Italiani di valore, hanno occupato spazi interessanti. Del Vecchio con le sue acquisizioni di occhialerie cinesi e americane. Perfetti ha ficcato le sue caramelline dappertutto. I Rocher Ferrero sono in tutti i super (tante sono copie nonostante Ferrero abbia vinto la prima causa contro le contraffazioni). Sisley c’è ma, sembra americano. La Ferrari è uno status simbol, ma i portachiavi Ferrari sono falsi. Le nostre Marche sono pressoché invisibili qui, se non le si conosce e non le si va a cercare espressamente. Migliaia di Brand di tutto il mondo, infinite marche inventate a nuovo, dopo un giro negli enormi shopping center c’è da chiedersi dove siano gli Italiani. O meglio di nomi Italiani ce n'è tanti, quasi tutti finti, come Giordano che è di Hong Kong, Amani (senza la r) con un geroglifico a forma di aquila, e via dicendo. Ieri sera con sorpresa ho bevuto (lo giuro) il miglior cappuccino della mia vita. Il caffè era Illy naturalmente, ma la schiuma era finissima e dava un risalto mai sentito prima ai complessi aromi del caffè. Anche il locale era splendido e avrebbe fatto la stessa scena a New York o Parigi con in più un servizio (ed un prezzo) migliore. Non vi posso più tediare con i miei “grognement” è tardi, ora di chiudere.
Se c’è una morale in tutto ciò è che se vogliamo sopravvivere come paese, e non solo come un format di parco divertimenti, dobbiamo correre qui sulle frontiere a difendere le nostra qualità, con coraggio e umiltà.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

cos'è che l'italia può portare in cina???
semplice....nuove tecnologie che producono energie a basso consumo.........il business è quello..
guarda fuori dalla finestra...non vorresti anche non vedere tutto quel grigio......??!!!
studente85

Marcello ha detto...

beh sarebbe bello, caro studente 85, sarebbe bello che l'Italia avesse queste tecnologie da vendere. Ora come ora i leader al mondo sono i tedeschi e giapponesi, inseguiti da vicino dai coreani e dagli spagnoli. Si perchè ora hanno Carlo Rubbia il premio nobel della fisica italiano, che noi abbiamo fatto fuggire schifato dalle beghe dei palazzi romani. Ah! ora che Bush ha capito che ci sono voti da guadagnare anche in USA è partita una folle corsa, di mille università per le nuove tecnologie del solare.
A Roma il sole già ce l'hanno, allora... aspettano

Anonimo ha detto...

ha sicuramente ragione....l'italia è ancora anni luci dai paesi leader in materia di tecnologia per un'economia compatibile e sostenibile.....però almeno qualcosa si sta muovendo.(lo dico con certezza perchè il mio professore di pubblicità è attivamente partecipe a tale settore mediante la onlus plef che è di sua proprietà).
E' un business enorme quello che si prospetta sia in termini di profittabilità per le aziende che saranno dei giochi sia in termini di benefici per l'ambiente.A quanto pare lo stesso governo di Pechino richiede aiuti per cercare di risolvere i problemi lagati all'energia,alle acue e all'inquinamento atmosferico.E' una ghiottissima opportunità....spero che qualcuno dalle nostre parti si svegli....
studente 85

Anonimo ha detto...

ops...mi è scappata una q....in acque....colpa del pc vecchio e scassato

Daniel ha detto...

Onestamente non avevo mai pensato alla questione alimentare. Quando mi parlano dell'inserimento italiano nel mercato alto-borghese della Cina delle grandi città, ho sempre pensato all'abbigliamento e al design degli interni.
La questione dell'italian way of life non credo possa vincere in un paese del genere. Manca la cultura della qualità. Almeno questa è l'impressione che ho avuto dal libro bellissimo che mi pare si intitoli IL SECOLO CINESE di Federico Rampini. Se si può vendere qualcosa è la preparazione dei nostri ingegneri. La questione dell'italian way l'ho sperimentata durante il mio soggiorno in Germania da bambino. L'italiano va di moda, ma la bandiera italiana appare su tonnellate di articoli prodotti in Italia. La Barilla? Costa troppo! Stesso per mozzarelle, grana, vini... Parlo soprattutto dei discount.
Dicevo che bisogna vendere la preparazione tecnica. In Inghilterra sui tetti delle case si trovano turbine eoliche per monofamiliari italiane. L'ho scritto in un mio post. Anche la Fiat mi pare abbia pronta un'auto molto ecologica, che aspetta solo le giuste condizioni di mercato per essere lanciata.

Ci penserò un po' sulla questione di cosa abbiamo da vendere ai cinesi. In ogni caso credo che non diventerà mai la numero 1. La più probabile è l'Europa, ma se gli Usa facessero una svolta "europeizzante" potrebbero fare scintille...
Chissà. Voi cosa ne pensate?

Anonimo ha detto...

Tra poco meno di 10 giorni sarò a Shangai con un bel basket di prodotti italiani "FINE FOOD" da promuovere ai distributori cinesi alimentari...qualcuno ha qualche buon contatto in CINA?
MSN: condorinthenight@hotmail.com
Skype: marcomonea
Web: www.wesupplytheworld.com
E-mail: office@wesupplytheworld.com

cappuccino

cappuccino
il miglior Illy del mondo?

Shangai pollution

Shangai pollution
dalla finestra di casa mia

formaggi

formaggi
italiani ... assenti